Senegal: Dicembre 2008 - La decisione di partire

Sono entrata in punta di piedi in un mondo pieno di fate. Più che fate, si chiamano Fatou. Sono tante le donne e le bambine senegalesi che ho incontrato che portano questo nome. Ci sono entrata in punta di piedi, e in punta di piedi ne sono uscita. Le punte dei miei piedi, con tutto il rispetto che sanno avere, hanno cercato di portarmi dentro un mondo diverso, fatto di usi e costumi completamente lontani da quelli che puoi incontrare a Milano. Esistono usi e costumi a Milano?

Le donne senegalesi sono bellissime. Indossano abiti elegantissimi e dai colori più vivaci. Non si limitano a indossarli, lo fanno con classe, una classe che non ha eguali nel mondo. Il loro portamento, lo sguardo, il modo di porsi verso gli altri, non posso paragonarlo a nessun´altra donna incontrata nella mia vita.

Questo è uno dei primi ricordi del mio primo viaggio in Senegal. Sono partita il 19 dicembre 2008. Sono partita da sola. Mi sono preparata parecchio per affrontare questo viaggio, ho letto molto, tra libri e forum su internet, ho progettato molto, eppure ogni mio piano è andato a farsi benedire.

E´ questo che succede ogni volta che si decide di intraprendere un viaggio in solitaria. E´ questo che succede se il viaggio in solitaria si decide di farlo in un paese africano. E´ questo che succede se il paese africano è il Senegal.

Ottobre 2008

Partiamo dall´inizio. E´ ottobre, e sono completamente indecisa se rifare un biglietto per il Kenya o andare finalmente a conoscere un paese nuovo. L´Africa Occidentale m´era stata introdotta dai miei amici senegalesi, burkinabé, ivoriani, togolesi che vivono a Milano. Ma non solo. I libri hanno fatto un ottimo lavoro. E così la voglia di incontrare anche l´occidente africano, s´è fatta sentire.

La prima idea che mi viene è quella di partire per il Burkina Faso. L´associazione Watinoma preparava un campo lavoro proprio dal 19 dicembre in avanti. Decido di contattare l´associazione e mi faccio mandare tutte le informazioni sul campo lavoro. E´ ormai pressoché deciso. Partirò per il Burkina Faso e organizzerò insieme agli altri volontari, il festival di Capodanno "La Luna del Sahel" a Koubri.

Nel frattempo continuo a informarmi sul Senegal, su Dakar, su cosa mi regalerebbe un viaggio in Senegal. E inizio a parlarne con un certo entusiasmo con gli amici del parco, senegalesi, che vivono qui a Milano. Alcuni danno per scontato che la mia scelta sia stata già fatta e cominciano a darmi i numeri di cellulare dei loro parenti, chiedendomi il favore di andare a visitare le loro famiglie una volta nella loro terra. Alcuni non vedono le loro famiglie da anni. Anni in cui non hanno potuto far rientro a casa per varie ragioni.

Come poter dire loro "non parto, vado in Burkina a organizzare un festival?"

Ci penso attentamente e mi dico che dato che parto da sola, e ho già più contatti di chi di solito parte con un viaggio organizzato, non sarebbe male questo primo incontro con il Senegal. Sarebbe un viaggio tra le famiglie. Un viaggio tra la gente. Un viaggio come piace a me.
Quando io viaggio, non ho mai in mente di seguire un itinerario ben preciso. Nella fase di programmazione, cerco di capire quali sono le città o i luoghi per i quali vale la pena fare un pezzo di strada in più, e li metto in lista.

Ma non è obbligatorio rispettare la lista. Ad ogni modo, abbandono La Luna del Sahel e mi dedico a un sogno chiamato Senegal. Preparo la mia lista. I giorni saranno 22 circa. In quattro e quattr´otto ho già dato un nome di un luogo a 12 delle mie giornate. Questo significa che con una media di un giorno si e un giorno no, potrei far saltare i miei piani, riuscendo comunque a vedere tutto, e incontrare tutti quelli che devo incontrare. Ne parlo con un amico e gli dico che la decisione è presa, che ho trovato i voli e che sono pronta a buttarmi nella mischia. Si, la chiamo mischia fin dall´inizio, non sapendo che fosse il nome più azzeccato per definire quel che poi incontrerò nella capitale Senegalese.

L´amico decide di regalarmi i voli per il mio compleanno. Si, non è una bugia. E´ tutto vero. Il mio compleanno sarebbe stato il 3 novembre, io ho il mio regalo già a fine ottobre. E che regalo. Credo che gli amici che aiutano a realizzare i sogni siano veramente pochi. E soprattutto gli amici che ti regalano sogni senza chiedere nulla in cambio sono rari se non unici. Si accettano regali del genere? Certo che si.

Da tempo ero in contatto su Facebook con dei ragazzi di Dakar che gentilmente si erano offerti di ospitarmi nelle loro case dietro giusto compenso. Mi ritrovo dunque a fine ottobre con un biglietto andata/ritorno, e un´ampia scelta di case in cui andare.

Nei miei peregrinaggi digitali, mi ritrovo sul sito Dakar ça bouge. E mi innamoro immediatamente della casa di Marie Mbaye, una donna francese che secondo la descrizione, si è trasferita in Senegal decine d´anni fa per seguire il suo cuore e la sua passione per l´Africa. Scelgo dunque di prenotare una camera della sua villa e dopo una serie di mail in cui entriamo in confidenza, mando l´acconto di 100 euro e non ci penso più.

Ho un biglietto, la lista e una casa. La villa di Marie si trova in un quartiere periferico di Dakar che si chiama Guédiawaye. Quando racconto a tutti i miei conoscenti della mia scelta le reazioni sono diverse. C´è chi mi rimprovera per non aver scelto d´andare a stare presso la sua famiglia, c´è chi mi rimprovera perché il quartiere è uno dei più malfamati e si corrono dei rischi soprattutto a girar da soli, c´è chi mi rimprovera perché "in periferia si prendono le malattie", c´è che mi rimprovera perché "viaggi da sola e te ne vai pure in periferia", c´è chi mi rimprovera e basta. Ma c´è anche chi mi chiede cosa andrò a fare.

Già, cosa andrò a fare? Le idee nella mia testa sono sempre piuttosto chiare. Cosa andrò a fare in una città che non conosco, che non so se mi accoglierà, di cui conosco solamente qualche indirizzo e qualche fotografia, di cui conosco qualche abitante che l´ha lasciata per venire in Europa a inseguire il sogno? Già.. il sogno italiano. Ne vogliamo parlare subito del sogno italiano?

(to be continued...)

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