Sénégal: Dakar - 30/07/2010 - Di vendita compulsiva e di salvataggi di fine mese

Quando vendo perdo il controllo. Non sono mai stata una venditrice prima d’arrivare in Senegal. Fino a oggi ho sempre sentito parlare di malattia da Shopping compulsivo. Ecco, io ho la malattia da vendita compulsiva.

Da quando vivo in Senegal, vendo tutto. Venderei qualsiasi cosa per la quale mi si mostra un certo interesse.

Che belle scarpe. Sai, io le vendo.
Che buon profumo. Sai, io li vendo.
Che bella collana. A casa ne ho una scatola piena da vendere.
Hai anche creme per il corpo? Certo. Anche creme dopo barba per uomo. Ah, ho anche profumi da uomo. Devo verificare quanti me ne sono rimasti.
Che bei capelli. Beh no, quelli non li vendo, ma c’è gente che lo fa. Mi farebbe un po’ schifo toccare e vendere capelli che un tempo sono stati sulla testa di qualcuno... brrr!

Alphonse un giorno per generare in me più ribrezzo mi ha detto che qui si vendono capelli di donne toubab morte. Già mi immagino al cimitero, di notte, a fare lo scalpo alle defunte.

Ad ogni modo, sono entrata nella psicologia del venditore e l’ho rielaborata a modo mio.
Vendere a Dakar non significa mettere un cartellino col prezzo sulla merce. No, assolutamente no. Significa innanzitutto scegliere il tipo di merce da vendere. Ipotizzare dunque il tipo di merce che piace a tutti e a tutte. E qui è veramente facile, perché ci sono dei presupposti.

Il primo è che qualsiasi cosa venduta da una toubab, ha agli occhi degli acquirenti, un valore e una bellezza superiore a qualcosa venduto da un senegalese. Dunque il rischio di non riuscita, è veramente basso.
Detto questo, io scelgo oggettivamente sempre cose molto belle. A parte quando a volte vendo cose non scelte da me ma che qualcuno vuole che io venda.
Scelta la merce, devi scegliere il prezzo da cui partire per avventurarti nella vendita. E io, come tutti quelli che vendono a Dakar, scelgo il prezzo in base all’acquirente che ho di fronte.

Una camicia da uomo, posso venderla dai 1000 ai 10000 CFA, a seconda di chi mi capita sotto mano.
Se mi stai simpatico, o rientri nel giro di amici di cui conosco la situazione economica, allora parto da 2000 cfa per scendere massimo a 1000 cfa (1,5 euro circa). E di solito tu compri.
Se non ti conosco, se sembri uno che può pagare, se dai l’impressione di essere un po’ tirchio, parto da 12000 e mi fermo massimo a 5000. E di solito tu compri, sempre per il presupposto citato prima e a volte non tratti neanche troppo, perché 10000 cfa per una camicia da uomo venduta da me al prezzo iniziale di 12000 cfa, ti sembrano un buon affare.

Non vendo tutti i giorni. Vendo quando capita. A volte uno bussa alla mia porta per chiedermi lo zucchero, e da cosa nasce cosa. Si trova incastrato in un acquisto. “Mi è spiaciuto non vederti prima che partissi per l’Italia, ti avrei chiesto di comprarmi qualche camicia, chessò, un profumo, delle scarpe da uomo”.
“Ma io vendo tutto questo qui a Dakar”.
“Ah bon?”
Comincio a tirar fuori la mia roba. E comincia lo show.

Ecco che il cliente di turno comincia a frugare per scegliere. Eccolo che si mostra interessato a qualcosa che a mio avviso non è proprio il massimo, quando il suo obbiettivo è qualcos’altro, in modo che io gli faccia un prezzo di un certo tipo sulla cosa Bruttina, per poi tuffarsi su quella che desidera sperando dunque nella stessa quotazione.

Ma caro mio, io ti faccio la camicia bruttina a 10000 perché ho deciso di vendere le cose un po’ decenti a minimo 7000. E così a volte succede che mi compri la cosa bruttina a 8000 e quella decente a 7500 cfa. A altri vendo la stessa camicia a 1500. Dipende da chi sei.
Come l’altro giorno, Babu, il mio vicino, suona alla porta. Apro, e è con la sua fidanzata. Mi dico che lei ha voluto accompagnarlo perché si chiedeva che cavolo venisse a fare Babu a casa mia da solo. Insomma, rappresento pur sempre il “pericolo Toubab”.

Li faccio accomodare e Babu mi chiede subito delle scarpe. Le avevo già esposte tutte. Avevo già deciso i prezzi prima che arrivassero. Ma lui mi stupisce, e sembra interessato a un modello che volevo inizialmente vendere a 35.000. O meglio, per il quale volevo partire da 35.000 cfa.

E così nella testa stravolgo i prezzi e ecco che quando gli faccio la lista, gli dico che quelle che stava guardando le vendo a 35.000 e quelle per le quali sono certa farà la sua scelta, a 42.000.
Inizia la trattativa. Mi chiede di diminuire il prezzo delle 35.000 gli dico che gli ho già dato l’ultimo prezzo che generalmente do agli altri, ma per lui posso scendere a 34.000 non di più.

Ecco che volge lo sguardo alle altre da 42.000. Dice che sono proprio belle, e la sua ragazza che conferma. “Si, quelle sono più belle, le puoi portare anche con i Jeans, con tutto, e poi il colore ti va”. Ecco che ho una co-venditrice fantastica. E lui: “si, ma son care”. Un classico. Niente può avere il prezzo giusto. Dunque ecco che gli dico: “Per te posso fare 40.000 ma non di meno”.

Scena da commuoversi, in cui lui mi supplica di scendere a 35.000. Gli dico che a 35.000 non posso. “Non posso certo venderti queste allo stesso prezzo a cui vendo le altre”. Ci prova ancora e gli dico infine: “Solo perché sei tu, facciamo 38.000”. Dice che è caro, ma alla fine accetta.
E sembriamo tutt’e due contenti. “Hai anche qualche capo di abbigliamento?”.

Non me l’aspettavo. Non ero preparata. Ma mi dico che visto che ha già preso qualcosa a 38.000 non sarò troppo severa. Rientra nella cerchia di quelli a cui posso vendere magliette e camicie dai 1000 ai 2000 cfa. Sceglie 2 camicie e due magliette spendendo un totale di 5.500 cfa. Posso ritenermi più che soddisfatta.
Ma non finisce qui. La sua fidanzata, presa da una crisi di shopping compulsivo, chiede: “non hai nulla per le donne?”.

“Ho dei vestiti per bambini, profumi, collane, creme per il corpo, magliette...”

Ha costretto Babu a comprarle una crema per il corpo e una maglietta. Per la fine del mese prossimo lui le ha promesso che le comprerà un profumo e delle collane. I prezzi sono stati già decisi, loro sono d’accordo, dunque dovrò solo incassare. E’ stato incredibile vedere come a ogni desiderio di Binette, Babu dicesse si, anche con la consapevolezza di dover fare degli straordinari per poterle pagare tutto quello che ha chiesto. “comprami questo, e non discutere!” Questo era il tono delle richieste.

Lunedi non avevo neanche 250 franchi in tasca. Martedi qualcuno mi ha guardata da lassù e ha deciso di mandarmi babu e la sua fidanzata a salvarmi. Mi porteranno presto nuovi clienti. Penso che darò loro una commissione del 10% su quel che mi faranno guadagnare. Così potranno acquistare ancora, e ancora. E così via.

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